Coltivare il fitoplancton

Il phytoplancton (o fitoplancton) è la componente autotrofa del plancton, cioè di quegli organismi fluttuanti che vivono nella colonna d’acqua e costituisce il primo anello della catena alimentare. Col phytoplancton non si alimentano direttamente i coralli (sps ed lps), se non in minima parte, ma tutta una serie di organismi (zooplancton e zoobenthos) che costituiscono il grosso dell'alimentazione dei coralli (tolto quello che gli arriva dalle zooxantelle simbionti).
Per le tridacne, le spugne, alcionacei, coralli molli, gorgonie e tutti gli altri filtratori il discorso invece è diverso perché costituisce il loro alimento principale.

reattore di fitoplancton

Il phytoplancton può essere facilmente coltivato in casa, bastano un inoculo (anche di pochi decilitri), un contenitore, un ossigenatore (o un agitatore magnetico), una fonte luminosa e del fertilizzante (a basso contenuto di fosforo e rame).
Le specie più facilmente reperibili in commercio sono Nannochloropsis sp., Tetraselmis sp. ed Isochrysis sp..
Per il contenitore si può utilizzare anche una bottiglia di plastica l’importante è che sia perfettamente trasparente e non di quelle colorate; l’ideale sarebbe utilizzare un reattore apposito, con il fondo concavo, con un tubicino dell’ossigenatore nel punto più basso per evitare che il fitoplancton vada a sedimentare sul fondo del reattore, o a fondo piatto con agitatore magnetico.
Come ossigenatore basta un piccolo aeratore senza porosa di potenza sufficiente a far ribollire l’acqua all’interno della bottiglia o del contenitore che si utilizza.
La fonte luminosa può essere anche un neon T8 o T5 di lunghezza pari all’altezza del contenitore con temperatura di colore pari a 4.000 Kelvin.
In commercio si trovano vari fertilizzanti specifici per il nostro scopo che hanno un rapporto CNP (carbonio - azoto - fosforo) basato sul rapporto di assorbimento del fitoplancton.
Un'altra cosa importante è sterilizzare bene tutta l’attrezzatura per evitare contaminazioni che potrebbero portare al collasso della coltura.
Anche la temperatura e la salinità sono molto importanti in quanto influiscono sui tempi di riproduzione del phytoplancton e quindi la maturazione della coltura.
A temperature basse la coltura matura molto lentamente, mentre se si superano i 25°C, aumentano i rischi di collasso.
La temperatura ottimale è inferiore a 20°C per Nannochloropsis sp., Tetraselmis sp. ed Isochrysis sp., nel caso di Nannochloropsis sp. sono tollerate per un periodo di tempo limitato temperature un po più alte (sino a 25 °C).
Una salinità bassa (intorno ai 30-32 ppm) agevola la maturazione mentre una salinità superiore la rallenta. In genere è preferibile tenere la stessa salinità dell’acquario per evitare shock osmotici e consentire la proliferazione all’interno dell’acquario.
Quando prepariamo l'acqua per la coltura, è meglio non utilizzare acqua del rubinetto, ma è molto meglio usare acqua proveniente da un buon impianto osmosi, dato che il cloro contenuto nell'acqua di rubinetto è assolutamente tossico per il phytoplancton e di conseguenza potrebbe portare la coltura al collasso. L'acqua dell'acquario, potrebbe portare in poco tempo ad un inquinamento della coltura, con conseguente rallentamento della maturazione della coltura e riduzione delle proprietà nutritive. Molto più sicuro utilizzare acqua preparata appositamente per la coltura, con acqua d'osmosi e un sale di buona qualità.
Come diventa di un bel verde scuro (non trasparente) la coltura è matura e si può iniziare a utilizzare lasciandone sempre un po' per avviare una nuova coltura.
Il fitoplancton si può usare per alimentare direttamente l’acquario, oppure colture di rotiferi, Artemia salina,….
Nel caso in cui si intenda usare il fitoplancton per alimentare gli SPS e gli LPS dell’acquario sarà preferibile somministrarlo nelle ore notturne (orario in cui i coralli, in natura, preferiscono alimentarsi), a luci spente.
Nel caso di Tridacne, coralli molli, spirografi,... sarà preferibile somministrarlo nelle ore diurne, a luci accese.
In ogni caso sarà bene ricordarsi di spegnere lo schiumatoio per qualche ora.


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Commenti

Anonimo ha detto…
quello che stavo cercando, grazie